Le condizioni ambientali del pianeta peggiorano e alla base di questo progressivo declino c’è sempre l‘azione dell’uomo, che troppo spesso sottovaluta l’importanza delle risorse naturali e delle conseguenze delle sue azioni sulla Terra. Ormai è chiaro che l’economia globale non può prescindere dall’aspetto ambientale ed è inevitabilmente costretta a considerare la sostenibilità dei modelli attuati, nonché a rivedere i propri indici di valutazione dello sviluppo economico. Una possibilità è quella di attenersi al vademecum in dieci punti per dimostrare naturalmente che un’altra economia è possibile e mettere in evidenza le azioni da seguire per raggiungere modelli economici eco-compatibili, in breve per dare concretezza alla green economy.
- Considerare anche la natura tra gli indicatori di benessere. Reddito e intensità dei consumi non possono essere gli unici indici della qualità della vita economica e soprattutto sociale; esistono infatti anche altri fattori, che consentono alle persone di vivere vite soddisfacenti. La natura è uno di questi.
- Investire nel capitale naturale; il patrimonio della natura che ospita la vita sulla terra non può essere dato per scontato e bisogna curarlo, proteggerlo e investire per rilanciarlo, fornendo così a tutti la base del benessere sociale ed economico.
- Prendersi cura delle aree protette e aumentarle è di fondamentale importanza per il prossimo futuro, perché il verde di questi spazi eviterà – o almeno terrà sotto controllo – l’aumento della temperatura terrestre, che rischia di causare danni irreversibili anche all’uomo.
- Difendere foreste, acque dolci e oceani è uno degli obiettivi che la comunità mondiale deve porsi; ciò significa che lo sfruttamento dei mari e degli oceani attraverso le attività ittiche richiede una regolamentazione e dei limiti ben precisi, la deforestazione impone un freno e l’utilizzo delle acque dolci dei fiumi e dei laghi richiede le realizzazioni di nuovi sistemi e dighe per un corretto utilizzo delle risorse.
- Altra parola d’ordine è: investire nelle bio-capacità. Ciò vuol dire ripristinare i terreni degradati e sfruttati eccessivamente, creare nuove coltivazioni, differenziare le colture e realizzare nuovi sistemi di raccolta.
- Puntare e rilanciare la biodiversità, vero patrimonio dell’umanità. Ciò significa attribuire un valore etico ed economico ai frutti della biodiversità, creando magari delle apposite etichette che ne sottolineino il valore aggiunto.
- Scegliere energie rinnovabili e un’alimentazione sostenibile: vuol dire svincolarsi dal petrolio, investire nelle energie eoliche, solari e geotermiche e garantire così energia a tutti, anche alle popolazioni meno agiate. Inoltre, un’alimentazione a base di prodotti locali, “a chilometri zero” è uno strumento per rilanciare le economie locali, risparmiando sul trasporto delle merci e sulle emissioni di CO2.
- Razionalizzare gli usi e le attività sui territori a disposizione, riducendo il consumo di suolo per le nuove costruzioni e favorire la riqualificazione di quelle esistenti come gli affascinanti manufatti dell’Archeologia Industriale, dei vecchi Edifici Militari, e di tutto quello che è stato abbandonato all’incuria.
- La superficie terrestre è vasta, ma in futuro potrebbe non esserci più tanto spazio per tutte le attività umane. È necessario quindi pianificare una suddivisione delle aree disponibili, secondo le diverse attività, come agricoltura, pastorizia, combustibili e industria.
- È inoltre necessario condividere le risorse a disposizione, per mettere a tutti di crescere economicamente, e fissare per ogni Paese dei limiti alle emissioni di C02.
Infine, è necessario redigere, condividere e mettere in atto dei programmi internazionali e delle strategie globali che consentano a tutti i Paesi di crescere economicamente, socialmente e culturalmente, attraverso la Difesa dell’Ambiente e la Tutela dei Diritti Umani valori strettamente legati l’uno altro e determinanti per la qualità di vita di tutta l’Umanità, unica grande famiglia, senza alcuna differenza di razza.