Essere consulenti può significare tante cose; ne elenco alcune:
- vedersi prospettata una problematica ed avere la competenza di affrontarla e risolverla
- rispondere al bisogno di una consulenza per analizzare i propri processi gestionali e di gestione del personale
- avere delle capacità tecniche su determinati aspetti commerciali, produttivi ed assistere il richiedente
L’analisi di processo rende adattabile la consulenza a qualsiasi tipo di contesto, poiché interviene sulle dinamiche disfunzionali che caratterizzano ogni essere umano, faccia business o meno, nella sua relazione tra sé e sé, tra sé e il mondo e tra sé e gli altri.
Nell’analisi del processo fanno la differenza gli approcci basati anche sull’esperienza e sull’osservazione diretta, che danno al consulente quel valore aggiunto della concretezza dell’esperienza.
Una consulenza che si rispetti non può prescindere dall’esperienza pratica che garantisce la corretta analisi e la risoluzione della problematica affrontata in maniera tale che si tramuti anche in miglioramento della performance. Ma c’è ancora di più.
Misurare la bontà di una consulenza è possibile se, alla fine della consulenza, il richiedente sarà in grado di :
- cambiare prospettiva di fronte ai problemi
- trovare soluzioni originali
- raggiungere obiettivi con più facilità
Infatti, essere consulente di valore significa, dal mio punto di vista, essere capaci anche di utilizzare il pensiero laterale oltre a quello verticale e logico a cui siamo abituati che è basato su:
- razionalità
- conoscenza
- esperienza
Ma questo è un altro tema ancora che affronteremo in seguito.